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Curiosità

Quale è stato il primo film in 3D della storia del Cinema?

Published by
Asia Paparella

Quando è stato inventato il 3D applicato al cinema? Di recente, direte voi, magari con “Avatar” o altri grandi film degli ultimi anni. E invece non è così. Il primo film in 3D della storia del cinema è nato per caso, senza che il suo autore sapesse cosa stava creando. E soprattutto, risale al 1903, molto prima rispetto a quanto la maggioranza di noi si aspetterebbe. Scopriamo qual è.

“Il Calderone Infernale”, il primo film in 3D della storia

Come abbiamo anticipato, al contrario di quanto si possa pensare l’idea del cinema 3D è davvero antica. Addirittura, sembra che risalga ai primi anni del ‘900. Da allora, le tecniche sperimentate e utilizzate per creare lungometraggi in 3D si sono evolute di anno in anno, soprattutto grazie alle più moderne tecnologie. E oggi, possiamo godere di vere e proprie esperienze visive quando guardiamo un film in 3D al cinema.

Come siamo arrivati a questo? In particolare, il primo film in 3D della storia del cinema è stato girato dal francese Georges Méliès, e si intitola “Il Calderone Infernale”. Il film risale al 1903, ma solo nel 2007 è stato scoperto che si trattava della prima pellicola che poteva essere riprodotta in 3 dimensioni. Il film è in realtà un cortometraggio, peraltro muto, prodotto dalla casa Star-Film. La natura 3D di questo corto è in realtà quasi un caso, di cui il suo stesso regista non era al corrente. Com’è possibile?

Un espediente rivelatosi geniale

I precedenti film dello stesso autore erano stati purtroppo copiati da alcuni produttori americani, motivo per cui Méliès attuò un’astuta strategia per evitare la pirateria delle sue opere. Iniziò infatti a produrre due differenti negativi per ogni film, girandolo in due angolazioni diverse. La prima sarebbe andata al mercato USA, mentre l’altra all’estero. A questo scopo, il regista realizzò una cinepresa particolare, che possedeva due lenti e le usava contemporaneamente, insieme a due diverse bobine di pellicola. In questo modo, Méliès risolse il suo problema, e tutto tacque, almeno fino al 2007.

In quell’anno, infatti, dei ricercatori che operavano per la casa di produzione Lobster Films, in Francia, si resero conto che la cinepresa a due lenti creata dal regista nel 1903 altro non era che una fotocamera stereoscopica. Questo significava che unendo i due negativi prodotti si poteva realizzare una versione tridimensionale del film. La scoperta fu così entusiasmante che nel 2010, presso la Cinémathèque française, il fondatore della Lobster Films, Serge Bromberg, presentò la versione in 3 dimensioni del film di Méliès, intitolandola “L’oracolo di Delfi”.

L’effetto fu straordinario, così come il successo avuto dall’iniziativa. Lo stesso Kristin Thompson, critico cinematografico, affermò che l’effetto 3D era talmente calzante che sembrava che Méliès avesse realizzato il film per presentarlo proprio in quel modo. Un tale successo fece sì che l’anno successivo, nel 2011, Bromberg presentasse all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences anche un altro film dello stesso autore, realizzato in 3D con lo stesso metodo. Si trattava di una pellicola del 1906, intitolata “L’Alchimiste Parafaragaramus ou la cornue infernale”.